Arte ai Navigli
DAL VUOTO AL CIELO
Argelab
Via Argelati 47, Milano
Armando Prieto Perez, Maria Rosa Fustet
Arrivo a porta Ticinese e mi avvio lungo i Navigli. Dopo poco sono dinnanzi ad un portone di legno che mi fa accedere al giardino interno attraverso una porticina. Vengo accolta da Armando Prieto Perez; all’ingresso dello studio mi presenta subito la sua opera in terracotta, Madonna del Pube. Mi racconta di averla esposta lungo una via in prossimità del suo studio e solo dopo tre giorni la polizia l’ha obbligato a toglierla; tanti problemi senza tentare di comprendere la bellezza alla base del suo lavoro. Di primo impatto mi scappa un sorriso, poi entrando nello studio inizio a capire più profondamente la poetica dell’artista. Rimango impressionata da disegni e da prototipi di donne in terracotta, le cui storie popolari sono piuttosto criticabili: Eva, Lolita, la Venere ottentotta. L’amore di Perez per le donne è molto più che evidente, oggi in internet scopro che ha pubblicato un libro erotico dal titolo Tutte le volte che vuoi. Mi guardo intorno, noto che l’interno dello studio presenta dei cieli coinvolgenti: sono le tele naturaliste in cui l’artista cubano dipinge impressioni date dalle nuvole che scorrono nel cielo, constatando l’impossibilità del loro ancoraggio. Sul tavolo incontro delle minuziose e colorate ceramiche di Maria Rosa Fustet, data la sua assenza non posso approfondire la sua arte. Dopo un breve discorso sulla speculazione dell’arte con Armando, decido di dirigermi verso lo studio successivo.
STORIE APERTE #2
Studio di Isabella Mara e Ylbert Durishti
Via Carlo Torre 13, Milano
Renata Boero, Isabella Mara, Ylbert Durishti, Grazia Varisco
Dopo pochi minuti di passeggiata, suono il campanello e mi ritrovo nella casa-studio dei coniugi Isabella Mara e Ylbert Durishti. L’ambiente è vivo e ricco di personalità interessanti da conoscere; vengo accolta in modo amichevole e subito inizio a parlare con Renata Boero dinnanzi a due Kromocarte del 1975, appartenenti al ciclo dei kromogrammi. L’originalità di STORIE APERTE #2 consiste nell’instaurazione di un dialogo intergenerazionale fra quattro artisti con opere che variano fra le più recenti composizioni a interventi del passato: Renata Boero nella prima stanza viene accostata a Isabella Mara. L’artista genovese continua la conversazione spiegandomi in che modo ricercava radici, sementi e come li trasformava sulle carte che li contenevano durante il viaggio verso il porto di Genova negli anni Settanta. Le sue architetture organiche sperimentano i procedimenti di trasformazione metabolica dei materiali usati; ognuno dei colori vegetali possiede una forte valenza simbolica, grazie alla quale l’artista vuole narrare le storie dei materiali. I lavori di Isabella Mara, in particolare la serie di drawing collage Pass Home si avvicinano ai simboli della terra presenti nelle Kromocarte in quanto, attraverso il ciclo di casa/radice/viaggio, affrontano il tema filosofico delle radici che l’uomo fissa nei luoghi in cui vive, non più viste come radici ma propriamente come ancore.
Nella seconda stanza, Ylbert Durishti si confronta con un’altra importante artista del panorama dell’arte visiva italiana con opere dagli anni Sessanta fino ai Novanta: Grazia Varisco espone esperimenti grafici e optical, i Quadri comunicanti e le opere interattive al tatto Risonanze al tocco. Lo studio é saturo di visitatori e queste opere li attivano vivacemente, quasi a creare una coda per poterle toccare e vedere il loro confronto con i lavori di Ylbert Durishti. Il ciclo Braille tree, attraverso le nuove tecnologie e il design grafico conducono lo sguardo verso un immaginario naturale celato; un’applicazione del cellulare legge il codice sulle tele, portando la visione dello spettatore ad immagini di alberi contenuti nel blog dell’artista, al fine di creare un’esperienza di cecità. L’attenzione per la sfera naturale è molto forte nel lavoro di Durishti e viene applicata anche nei suoi progetti curatoriali, come ad esempio Ecoismi.
THE WALL
Artista: Enzo Umbaca
Via Argelati, 24, Milano – ore 20.15
Passo il cancello e trovo tutte le luci spente, mi avvicino al parcheggio del condominio e vedo alcune persone intente a guardare un muro piuttosto ampio. “Nessun muro può fermarli” é la scritta proposta da Enzo Umbaca attraverso un laser. In mezzo alla gente, l’artista si cimenta in più prove di scrittura sul muro, lettera per lettera compone la frase attraverso una luce verde che in un istante scompare. Alle sue spalle un fotografo immortala l’azione impostando la macchina fotografica con lunghi tempi di esposizione, in questo modo la scritta compare completa nella fotografia. La frase critica i metodi di rifiuto e repulsione creati dagli stati europei contro gli immigrati che in questo terribile periodo di guerra, tentano di salvare la propria vita fuggendo dai loro Paesi e rifugiandosi nei nostri.
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