“Vien dietro a me, e lascia dir le genti”
PILULAE IN FIERI
Via Crocefisso, 1.
Focus OVEST-CENTRO
Dal buio alla luce, un percorso sinuoso che conduce naturalmente ad un micro mondo pulsante: l’atelier di Jay C Lohmann.
Un tavolo affollato da strumenti di lavoro accatastati, in ordine o abbandonati all’improvviso come se una visita inattesa avesse interrotto l’operare dell’artista: tele appese alla parete, colori ad olio ancora freschi.
Nel fragore di una festa, il suono regolare del battito del cuore, che immediatamente riconduce ad un ordine interiore permettendo a chi partecipa di potersi isolare, può essere considerato un mantra che esalta la percezione iniziale di sentirsi parte di uno spazio vivo.
Due passi oltre, un angolo “ludico”, un regalo dell’artista al fruitore: scatole bucate, contenenti oggetti di materiali diversi, suscitano un sentimento duplice di curiosità e timore. L’horror vacui, che ne caratterizza la decorazione, viene vinto dalla curiosità di scoprire cosa si cela al di là.
Una parete invita l’osservatore ad attingere al proprio bagaglio culturale di immagini per comprendere quale sia l’originaria visione che ha ispirato il lavoro di rivisitazione.
Accanto a questo angolo “leggero e fluttuante” gravita nello spazio il peso della riflessione sul “corpo/non-corpo” trattata a diversi livelli e che, seppur condotta in modo autonomo, si alimenta continuamente grazie al dialogo. Jay C espone tele, rivestite con pagine della Divina Commedia di Dante Alighieri, sulle quali “prende forma” una parte della propria ricerca personale. “Greve leggerezza” è invece l’ossimoro che concretizza la sensazione provata nell’osservare le opere di Federico Vacca Massaro.
Comunicare un messaggio che arrivi diretto al cuore e smuova sentimenti è l’obiettivo dell’opera di Ilaria Bachicchio dove il legame con la letteratura è imprescindibile: l’Odissea diviene lo specchio di un mondo interiore. La necessità di renderle giustizia dando forma ai sentimenti, senza idealizzare, focalizzandosi sui dettagli letterari che costituiscono la base di un testo che, nel profondo, poco ha di eroico in quanto si rivela essere metaforicamente il “viaggio della vita” di ognuno: non esistono eroi, ma Uomini.
Riecheggiano nella mente due terzine del V Canto del Purgatorio che sembrano riassumere il messaggio del piacevole incontro: “Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti”. L’invito continuo alla riflessione sulla società e sul modo con cui ci si approccia ad essa è una delle più forti suggestioni proposte.
Marta Carlozzo
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