La calorosa accoglienza di Abrasiva
Non lontano dalla fermata di Udine, fiancheggio il parco Lambro al tramonto, mi godo gli effetti di luce e arrivo al 25 di Via Canelli. La palazzina si affaccia sulla tangenziale. «Siete qui per Arienti? Al primo piano» un uomo mi fa strada facendo segno di salire. Sul pianerottolo nessuna insegna, ma dalla fessura della porta riconosco i cd affiancati sugli scaffali e sono sicura: è lo studio di Stefano Arienti. Muovo i primi passi all’interno e già sto assaporando un’aria vitale e, allo stesso tempo, vissuta. Distolgo per un momento lo sguardo dall’immensa collezione di cd e c’è un letto-divano di fronte a me. Sul lato sinistro della stanza è presente un piccolo angolo cucina completo di tutto il necessario. Noto anche scatole di pasta, detergente per i piatti, una bottiglia di olio… Tracce di umana presenza che rendono questo studio un luogo familiare e casalingo. Non mi sento un’estranea.
Il pavimento in linoleum attutisce il rumore dei passi. Saluto Stefano che si preoccupa di non aver ancora procurato niente da bere e né da mangiare – magari qualche mandarino, dice lui –. La colpa non è sua, sono io a essere un po’ in anticipo.
Non sono sola nello studio. Oltre a lui ci sono amici, visitatori, la sorella e il suo aiutante, che, mentre parlo con Arienti, è intento a orlare a macchina i lati di una delle tre opere realizzate su telo antipolvere la quale, mi spiega Stefano, verrà esposta il prossimo 25 marzo a Mantova. Il rumore della macchina da cucire richiama alla mente scene di infanzia di un passato lontano…
Lo studio-abitazione accoglie le opere di tre artisti: i nudi di Julian Jaramillo Torres, Giovanni Ferrario con le sue foto realizzate con scanner e Serena Vestrucci – che espone anche in Via Ventura – con una delle sue opere barattate.
Stefano si dimostra un perfetto padrone di casa. L’aria che si respira dentro il suo studio, illuminato dalle ampie finestre, è calda e avvolgente. Mi aggiro per la stanza felice di poterne osservare ogni angolo da vicino.
Mentre mi dirigo verso l’uscita noto un piccolo locale, la porta è aperta: intravedo un gran numero di opere imballate, disposte su strutture metalliche. Non so se pronte per partire verso nuove mete o se destinate a restare… Comunque sia, rimango affascinata da questo deposito come se avessi sbirciato per un istante all’interno di un luogo intimo che racchiude oggetti preziosi.
Laura Pessina
Lascia un commento