Amicizia
RESTROSPECTION
Cara Margherita,
mi scuserai se mi rivolgo a te così. Non ci consociamo, solo quattro chiacchiere nel tuo studio.
Eppure hai saputo coinvolgere intimamente chiunque passasse di lì.
Sarà stata l’atmosfera soffusa, la musica blues, i tanti tuoi amici…
O forse il tuo salottino vicino alla camera oscura.
Sì, forse questo: unire gli altri al tuo lavoro, avvicinarli. Raccontarti.
Senza paura, infatti, mi dici: “Questa sono io, non i miei lavori!”.
Mi racconti della tua sperimentazione fotografica, stampe e manipolazioni chimiche…
E poi subito mi mostri il tuo “nuovo rituale”. La tua intima autoanalisi, la tua naturale maniera per cercarti, per indagarti, per guardarti. Ogni giorno, appena sveglia, scrivi un pensiero e poi fai il tuo autoritratto fotografico. Lo guardi. Cerci cosa non ti piace, dalla tua immagine capisci il tuo pensiero perché –mi dici-“si vede la realtà quando è fotografata non quando si è davanti allo specchio”. E così evidenzi ciò che di te, in quel momento, ti disturba per esorcizzarlo e per lavorarci sopra… perché -scrivi nel tuo “diario”- “la continuità dello sforzo è la chiave per sbloccare il potenziale”.
Mariangela Vitale
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