IL FESTIVAL DELLE MOSTRE
NEGLI STUDI DEGLI ARTISTI

14/18 Marzo 2017 - Milano

Calligrafia contemporanea persiana: senza radici non si vola

Spazio Nour, che in farsi significa luce, si conferma essere un luogo magico. Creato nel 2014 per iniziativa di Mahmoud Saleh Mohammadi è la dimostrazione tangibile che l’arte riesce a essere strumento di aggregazione e riflessione laddove le cosiddette politiche sociali falliscono. Nella difficile corte di Viale Bligny 42, Mahmoud è riuscito a creare un’oasi di spiritualità scevra da ogni pastoia religiosa. Le numerose performance e workshop che si svolgono a partire dall’apertura dello spazio hanno saputo coinvolgere la piccola comunità del posto generando integrazione e solidarietà attraverso le diverse pratiche artistiche.

Basta varcare la soglia di ingresso per respirare l’atmosfera carica di evocazioni antiche e profonde. Accompagnato dalla musica tradizionale persiana, lo sguardo si muove lungo le volte e le pareti in cotto posandosi sulle opere esposte in perfetta armonia con l’ambiente. Tra la porosità delle mattonelle consunte e il legno dei mobili vissuti, possiamo ammirare le opere di Amir Shahrokh Faryoosefi, calligrafo e pittore iraniano che ha saputo trasporre il gesto della scrittura arabo-persiana in pittura astratta nelle cui spatolate riconosciamo ancora il movimento del qalam, lo stilo degli antichi calligrafi arabi. L’estetica contemporanea è qui in perfetta continuità con una tradizione che ha visto nella rappresentazione figurativa una forma di idolatria, prediligendo le composizioni geometriche astratte.

Non mancano ovviamente gli stupendi tappeti intelaiati di Mahmoud, sui quali interviene con estrema pulizia ed eleganza applicandovi sottili strati d’oro. Come nelle crepe saldate con l’oro del kintsugi giapponese, vediamo il tessuto usurato risplendere del colore sacro per eccellenza. Sulla stessa superficie convivono il tempo cronologico e cronico dell’umano morituro e il tempo aionico, atemporale del divino immortale. Segno e supporto vibrano in perfetto equilibrio lasciandosi contemplare.

La barba folta, lo sguardo acuto, Mahmoud è una persona carismatica ma pacata, dai modi gentili e ospitali e la conversazione si muove leggera e piacevole. Mi parla della decisione improvvisa di venire in Italia, cinque anni fa; dei piacevoli riscontri e incontri avuti qui (tra cui una “madre artistica” che non avrebbe potuto incontrare altrove); delle sue radici iraniane con la loro potente carica simbolica e sacrale che ha potuto riscoprire solo vendo qua poiché libere da fraintendimenti religiosi (“le radici sono là, ma i rami sono cresciuti qui…”). Mi racconta della fortuna e della forza dell’artista che risiede nella sua creatività e nell’indipendenza da un lavoro sicuro ma alienante, nell’abitudine a perdere tutto e ricominciare daccapo; dell’artista come valvola di sfogo senza la quale la società esploderebbe. Ma, soprattutto, di quel senso profondo di sacralità che è il linguaggio originario e comune dell’umanità e, aggiungo io, del vero fare artistico.

Daniele Pilla

 

Calligrafia contemporanea persiana

Spazio Nour

Mahmoud, Amir Shahrokh

Viale Bligny, 42

spazionour@gmail.com

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