Di rosa e azzurro
Non so perché, ma quando penso a Porta Venezia il colore che vi associo naturalmente è il rosso. Sarà per la Metro, chissà. Porta Venezia però è rossa anche perché è densa, frenetica, pulsante, alle volte un po’ ostica. Eppure d’ora in poi credo che al pensiero di corso Buenos Aires, a stemperare il rosso, delle tinte rosa e azzurre non potranno che riempirmi gli occhi. Difficile non cavalcare le suggestioni delle fotografie di Michele Argnani, che affiancato dall’autore Luca Gennati e grazie al preziosissimo apporto curatoriale Giacomo Pigliapoco espone la serie Fake Japanese Garden, all’interno del negozio di piante e fiori Fumagalli & Ronchi.
Scattate al parco di Faenza con un filtro a infrarossi che scherma certe vibrazioni luminose, le fotografie mostrano uno scenario da fiaba giapponese, dove le fronde verdi degli alberi faentini si tingono del rosa dei fiori di ciliegio. Il fascino di trovare un pezzo d’oriente a Porta Venezia però, non potrebbe giustificare da solo la meraviglia dell’operazione. È infatti il conturbante in queste fotografie a renderle ancora più speciali: non solo le fronde sembrano coperte di fiori, ma il verde del prato nel suo tingersi dello stesso tono pastello, trasfigura l’Oriente in un mondo surreale. Il cielo intanto, magicamente immune dall’effetto dell’infrarosso, si staglia dietro le piante con il suo limpidissimo azzurro.
Così, questa sera, non sono solo i pensieri del signor Antonio a viaggiare verso Oriente. Egli è il proprietario del negozio: scambiare due parole con lui, mentre il suo locale è invaso da orde di art lovers, è un piacere di quelli rari. Il signor Antonio è più che il fioraio, il signor Antonio è personaggio e non a caso lo ritroviamo tra le pagine del delizioso progetto editoriale ideato, progettato e realizzato interamente da Luca Gennati, in un breve racconto di cui lo stesso Luca è autore. Il Fumagalli del racconto è un sognatore d’altri tempi, un artigiano al servizio della poesia, della bellezza, dell’eleganza. Una commissione, un giorno d’inverno, lo porta fuori dai pochi metri quadri del negozio, proprio in quella Faenza fotografata da Michele. Pochi chilometri di distanza da Milano, ma entro i quali nella testa di Antonio si disegna un immaginario di vastità gigantesca. Leggere un libro sul vagone del treno. Andata e ritorno, semplice, nero su bianco, nelle poche facciate di questo libretto interamente rilegato attraverso un sistema di pieghe e incastri, pazientemente realizzati a mano per tutte le cento tirature.
Il piccolo libro, andato a ruba a poco tempo dall’apertura al pubblico dello spazio, contiene anche le riproduzioni delle fotografie di Michele, oltre che un piccolo dono segreto, riservato solo ai più attenti, a chi si prende il tempo di maneggiare la carta con grazia e minuzia. È un fiore di ciliegio, un dono rosa che buca il rosso di Porta Venezia.
Bianca Frasso
Lascia un commento