Il giardino: spazio o idea?
In una accogliente sala mi ritrovo a chiacchierare con gli artisti e ideatori di Working on #4, come sottofondo la colonna sonora realizzata da uno di loro. Questo è stato per me conoscere Urban Space.
Dalla descrizione dell’evento infatti non sapevo bene cosa aspettarmi, come sarebbe stato possibile fare un talk, senza renderlo una conferenza e senza allontanare i visitatori.
In effetti un talk non c’è stato, almeno per il momento.
Tuttavia, gli artisti erano tutti lì presenti pronti a mettere in discussione i loro lavori e a far nascere nuove idee.
Opere non finite, lasciate su un tavolo. Volutamente.
Arte, secondo loro, è ciò che deve essere toccato perché l’artista deve “solo” indirizzare lo sguardo. Nessuna spiegazione di pensieri o teorie. Ma un lavoro sulla relazione tra le cose. Nessuno racconto. Nessuna narrazione.
Un fare. Mettere le mani. Toccare, spostare e riguardare e quindi forse capire se si sta facendo bene.
Questa è la pratica artistica che ci descrive Vincenzo Castella, fermandosi spesso a salutare amici e ad ascoltare i rumori di sottofondo studiati dal fonico del gruppo. Una traccia registrata in cinque anni e ricomposta in trentatré minuti. Un lavoro importante, un materiale vivo. Secondo Vincenzo Castella gli artisti dovrebbero saper sempre reperire i materiali, non produrre a comando, raccogliere suggestioni e oggetti che si posano e diventano una sottostrato di giacenza, una memoria da tramandare e da cui attingere.
E così si arriva al giardino, alla natura, perché questo è il luogo capace di portarci oltre. Siamo tutti dei “re” nel giardino intenti a cercare nuove significazioni, nuove geometrie, nuove architetture.
Mariangela Vitale
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