“La ciliegina sulla torta”
In accumulo o in sospeso, ma in equilibrio
Studio di Joykix
Via Aosta 2, Milano
FOCUS: MILANO NORD OVEST
Empatia
/em·pa·tì·a/
sostantivo femminile
In psicologia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona.
Nella critica d’arte e nella pubblicità, la capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo stesso è portato a immedesimarsi.
L’empatia sembra essere il deus ex machina che ha guidato tre artisti – Joykix, Gianluca Quaglia, Eva Reguzzoni – nella realizzazione di In accumulo o in sospeso, ma sempre in equilibrio, un’installazione che si sposa con il sentire interiore delle personalità creatrici e che colpisce al cuore il visitatore che vi entra in relazione.
Il lavoro si presenta come una ribalta, il punto che nel teatro delimita il palcoscenico prima del golfo mistico, la parte più protesa verso la platea. Uno spazio che si potrebbe definire in sospensione ma che si regge tra la scena vera e propria e la visione che il pubblico restituisce della scena stessa.
Una struttura modulare in alluminio, non potendo trascurare la sua caratteristica di essere mobile e riposizionabile, si confronta con l’imprevedibilità della possibile trasformazione ma, al tempo stesso, ben si confà alla fissità dell’ambiente espositivo che la accoglie.
Ci si trova davanti a una dialettica degli opposti. Le opere all’interno dei singoli moduli concorrono a dare voce a questa eterogeneità.
Elementi cubici non fissati alla superficie dell’impianto sono cosparsi di polvere di grafite argentea, lasciata libera di disperdersi e di contaminare sia il contenuto che il contenitore. Argille concotte dalle forme viscerali, sono l’esito inatteso di una tecnica antica, che dentro lo spazio riafferma la propria identità sotto nuova luce. Oggetti in ceramica di uso comune dialogano con un suono simile a un ululato, che invade gli ambienti dello studio quando meno ce lo si aspetta.
In accumulo o in sospeso, ma in equilibrio si presenta come metafora della vita, quando si contengono le mille sfaccettature che ci caratterizzano per entrare in contatto con gli altri: un compromesso necessario, un passo indietro rispetto alla frenesia di tutti i giorni, una pausa nell’incontro. E ancora, un momento di condivisione, l’affiatamento, il riconoscersi senza bisogno di tante parole.
La mostra racconta la storia di una comunione d’intenti, l’essere coautori, ognuno con le proprie diversità, eppure così uniti verso un fronte comune, quello dell’arte.
Giulia Zandò
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