IL FESTIVAL DELLE MOSTRE
NEGLI STUDI DEGLI ARTISTI

14/18 Marzo 2017 - Milano

Perfect Escapism

Qualunque sia il tipo di lavoro esposto, lo spazio in via Sant’Agnese 12, abitato dal collettivo Current, conduce e facilita i giochi in fatto di allestimento. La piccola stanza – in cui il particolare incontro tra volte a crociera e un bianco white cube crea un ambiente elegante, pulito e a dimensione umana – è il luogo adatto dove inscenare un atto di escapismo. Perfect Escapism è il titolo della mostra in cui Alex Gehrke, Matteo Pizzolante e Agata Milizia si rincontrano, dopo essersi conosciuti a Dresda, e attraverso cui cercano di ricreare la condizione di sospensione che si erano trovati a vivere all’interno all’Accademia di Belle Arti, dove i tre hanno studiato. La sospensione di cui parlano è quella dettata dal potersi rifugiare nel rassicurante linguaggio poetico dell’arte, della manualità, dell’artigianato, quando fuori dalle mura dell’Accademia la città deve misurarsi con le dinamiche schizofreniche di economia e politica e le tempistiche del mondo al digitale.

Ma pur cullandosi nei vezzi dell’immaginario e del fantastico, la responsabilità di cui questi artisti non si vogliono svestire è il tentativo di mettere al loro servizio quegli stessi strumenti attraverso cui la società sta costruendo il suo futuro distopico. Ecco che allora Matteo Pizzolante si serve delle tecniche digitali di modellazione 3D per dare corpo alla forma eterea di un ricordo legato alla sua infanzia. Matteo arreda una stanza virtuale attraverso il computer per cercare di avvicinarsi il più possibile al ricordo che ha della sala della sua vecchia abitazione. Sembra soddisfatto dal risultato: curioso, io l’avrei dato in partenza come un tentativo dall’esito fallimentare. La ricostruzione viene poi trasposta in 2D e ristampata con la tecnica della cianotipia, che sfuma i contorni dell’immagine sulla carta e le dona un carattere vicino a quello delle immagini mentali.

Alex Gehrke è affascinato invece dall’elemento del buco. L’artista crea la riproduzione fedele della propria testa in cera o in poliuretano, per poi sottrarre dalle sculture dei cerchietti di materia. Ciò che c’era non c’è più e al suo posto si genera un nuovo spazio di giacenza, forse un rifugio che non ha più alcun legame con ciò che prima vi era al suo posto.

Agata Milizia si impone nello spazio con colori accesi, che stridono con i toni dei lavori degli altri artisti, ma che – proprio grazie alla bella configurazione dello spazio e all’intelligente scelta di esporvi pochi lavori – non disturbano l’immagine complessiva della mostra. Una grande stampa su PVC riporta l’immagine di fronde verdi punteggiate da bacche rosso arancio. Lo sfondo trasporta così le due sculture avanti a esso in un giardino rigoglioso: due teste animali in resina colorata infilzate su sottili piedistalli in ferro rimandano all’immaginario fantastico, a storie di fauni e unicorni. La lavorazione è quella artigianale della modellazione a mano della resina e l’estetica è quella ammiccante del linguaggio pubblicitario, al cui fascino è difficile sottrarsi: ci si chiede allora se questo mondo fantastico, invece che un rifugio, non sia piuttosto una trappola.

Bianca Frasso

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